Sante Messe ai cimiteri e benedizione delle tombe

Pubblichiamo il calendario delle celebrazioni nei cimiteri:

Domenica 25 ottobre ore 8.30 Santa Messa e benedizione delle tombe a Tresanti.

Domenica 1 Novembre Santa Messa e benedizione delle Tombe:

  • ore 10.00 al cimitero di Vallecchio
  • ore 15.00 al cimitero di Lungagnana

Lunedì 2 Novembre Santa Messa e benedizione delle Tombe:

  • ore 10.00 al cimitero di Montespertoli
  • ore 15.00 al cimitero di Ortimino vecchio
  • ore 16.00 Solo benedizione delle tombe al cimitero di Nebbiano

Domenica 8 novembre non sarà celebrata la Santa Messa delle 11.00 alla Pieve di San Pietro in Mercato. Santa Messa e benedizione delle Tombe:

  • ore 15.00 al cimitero della Pieve di S. Pietro in Mercato
  • ore 15.00 al cimitero della Torre.

Video Preghiera dal campanile

Aggiorniamo l’articolo con il video realizzato da Dario: grazie!

Il testo della preghiera, seguita dalla benedizione eucaristica, recitata da Don Maurizio dal campanile della chiesa di S. Andrea a Montespertoli il 9 aprile alle ore 19:00

Signore Gesù, nel giorno in cui sei stato tradito mentre eri seduto a cena con i tuoi amici, mentre ci facevi il dono più prezioso per la tua Chiesa e per tutta l’umanità, il sacramento de il tuo Corpo e il tuo Sangue, e insegnavi loro e a noi, il comandamento nuovo dell’Amore, ti preghiamo umilmente:

Guarda al tuo popolo in questo tempo difficile in cui sperimentiamo la nostra fragilità e la nostra debolezza. Improvvisamente sembra quasi che la superbia e la superpotenza dell’uomo siano svanite o almeno dimenticate.

Mantienici umili e solidali e fa che cresciamo nella fraternità reciproca.

Guarda con bontà e misericordia i morti di questa pandemia e le loro famiglie che sono nel pianto.

Guarda con compassione i malati e le loro famiglie che lottano e cercano un futuro di speranza di vita.

Guarda e proteggi i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari, infondi in loro scienza, coraggio e calma nell’affrontare il loro prezioso servizio.

Guarda chi soffre di miseria a causa di questa situazione che genera disoccupazione e impoverimento.

Benedizione di Don Maurizio

Guarda con tenerezza il popolo di Sant’Andrea a Montespertoli, di San Pietro in Mercato, di San Bartolomeo a Tresanti, di Sant’Ilario a Lungagnana, di Santa Maria alla Torre e al popolo del Cuore Immacolato di Maria Santissima ad Ortimino, riempilo della tua Grazia, del tuo Amore, della tua speranza, del tuo conforto e del tuo coraggio.

Dona a questa terra bella e benedetta la capacità di rialzarsi e di tornare al suo splendore.

Miglioraci come uomini e donne che sanno trarre insegnamenti sapienti dalle difficoltà e dalle disavventure.

Con l’intercessione di Maria Santissima Madre di Dio e della Chiesa, dei Santi apostoli Andrea, Pietro, Bartolomeo, dei Santi Ilario e Ilicino, benedici questo tuo popolo.

Amen

MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA

Pubblichiamo la meditazione di Papa Francesco nel momento straordinario di preghiera di venerdì 27 marzo:

MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA IN TEMPO DI EPIDEMIA

PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE FRANCESCO

Sagrato della Basilica di San Pietro, venerdì 27 marzo 2020

MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE

«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.e parole «Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v.40).

Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.e paroleSagrato della Basilica di San Pietro Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.

Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.

Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).

Preghiera del cardinale Betori al Santissimo Crocifisso

Pubblichiamo il video con la preghiera del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, davanti alla riproduzione del Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo:

“Si era pensato – spiega Betori – di andare nei luoghi in cui queste immagini si trovano, ma accogliendo il pressante invito delle autorità civili a restare nelle nostre case, anche il vescovo resta nella sua casa, qui nella chiesa di San Salvatore al Vescovo, a pregare, portando qui le immagini dei nostri santuari. E dopo aver pregato di fronte all’immagine della Santissima Annunziata a Firenze, oggi la nostra preghiera vuole rivolgersi al Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo. Ne abbiamo qui una riproduzione, pregheremo di fronte a Lui, ci affideremo a Lui, perché ci protegga e ci accompagni in questi giorni di sofferenza”Pubblichiamo la preghiera del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, davanti alla riproduzione del Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo”Si era pensato – spiega Betori – di andare nei luoghi in cui queste immagini si trovano, ma accogliendo il pressante invito delle autorità civili a restare nelle nostre case, anche il vescovo resta nella sua casa, qui nella chiesa di San Salvatore al Vescovo, a pregare, portando qui le immagini dei nostri santuari. E dopo aver pregato di fronte all’immagine della Santissima Annunziata a Firenze, oggi la nostra preghiera vuole rivolgersi al Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo. Ne abbiamo qui una riproduzione, pregheremo di fronte a Lui, ci affideremo a Lui, perché ci protegga e ci accompagni in questi giorni di sofferenza”