MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA

Pubblichiamo la meditazione di Papa Francesco nel momento straordinario di preghiera di venerdì 27 marzo:

MOMENTO STRAORDINARIO DI PREGHIERA IN TEMPO DI EPIDEMIA

PRESIEDUTO DAL SANTO PADRE FRANCESCO

Sagrato della Basilica di San Pietro, venerdì 27 marzo 2020

MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE

«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.e parole «Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v.40).

Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.e paroleSagrato della Basilica di San Pietro Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.

Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.

Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).

Nuovi appuntamenti di preghiera

Si ricordano i prossimi appuntamenti di preghiera:

  • giovedì 26 marzo, alle ore 18.00, la lectio divina tenuta dall’Arcivescovo sulla Passione secondo Matteo (in streaming sul sito dell’Arcidiocesi, di Toscana Oggi e di Radio Toscana);
  • venerdì 27 marzo, alle ore 10.00, l’Arcivescovo pregherà per i defunti davanti al cimitero di Trespiano e di Soffiano;
  • sempre venerdì, alle ore 18.00, il Papa presiederà un momento di preghiera con la benedizione “urbi et orbi” trasmessa da TV2000 (canale 28). 

COMUNICATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA – rinvio celebrazione Prima Comunione

COMUNICATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TOSCANA
nella emergenza del coronavirus del 24.03.2020

scarica il documento originale

La Conferenza Episcopale Toscana si è riunita lunedì 23 marzo: per la prima volta, i lavori si sono svolti in video conferenza, per limitare gli spostamenti e contribuire al contenimento del contagio.

Riguardo alla pandemia che sta colpendo anche i nostri territori, i Vescovi sottolineano come questa emergenza costringa tutti noi a guardare alle cose essenziali e a ripensare al senso stesso della nostra esistenza, in un momento in cui la nostra vita è stravolta e niente può essere dato per scontato. Il diffondersi del virus rivela anche l’interdipendenza del genere umano e la fragilità di ognuno: siamo tutti vulnerabili, nessuno escluso, e questo deve renderci più uniti, spingendoci a vivere questo legame come responsabilità reciproca e impegno di solidarietà.

I Vescovi toscani sono impegnati in questi giorni in momenti di preghiera e celebrazione nelle varie città della regione, con particolare riferimento a luoghi e immagini sacre cari alla devozione della nostra gente, certi che la possibilità di unirsi nella preghiera, pur senza muoversi ma utilizzando i mezzi di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione, sia fondamentale per non lasciarci vincere dallo scoraggiamento e dalla paura. In questo senso i Vescovi ringraziano i fedeli per la bella partecipazione al Rosario che è stato celebrato in tutta Italia il 19 marzo, e invitano, oltre a unirsi alle celebrazioni e preghiere guidate da ciascuno nella propria diocesi, a condividere con il Papa il Padre Nostro alle 12 del 25 marzo e la preghiera che il Santo Padre guiderà da piazza San Pietro il 27 marzo.

I Vescovi hanno continuato anche la loro riflessione in merito ad alcuni indirizzi comuni alle Chiese della Toscana, facendo seguito ai comunicati già emessi nei giorni scorsi. La Conferenza Episcopale Toscana ha accolto le indicazioni provenienti dalla Penitenzieria Apostolica e dalla Conferenza Episcopale Italiana, riguardo al Sacramento della Riconciliazione. In questo senso, i Vescovi si rivolgono ai Cappellani Ospedalieri che operano nelle strutture di ricovero e cura della Toscana invitando ad adoperarsi perché
chiunque lo richieda possa accedere alla riconciliazione sacramentale. Allo stesso tempo, è stato ribadito come ogni persona possa ricevere il perdono di Dio attraverso il pentimento e la contrizione, cioè un sincero dolore per le colpe commesse unito al fermo proposito di non peccare più, con l’impegno comunque a fare ricorso alla confessione individuale non appena sarà possibile.

Nell’approssimarsi della Settimana Santa, i Vescovi invitano le parrocchie e le comunità religiose ad attenersi a quanto verrà indicato dalla Conferenza Episcopale Italiana, d’intesa con la Santa Sede e con il Governo Italiano. Per quanto riguarda le celebrazioni dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana dei fanciulli (Prime Comunioni e Cresime), considerato il fatto che generalmente comportano considerevoli afflussi di persone e soprattutto che i limiti posti alle attività parrocchiali in questo tempo non stanno consentendo un’adeguata preparazione dei ragazzi, i Vescovi toscani hanno stabilito che vengano rinviate alla ripresa dell’anno pastorale. Ugualmente è stato deciso che ogni manifestazione esterna di pietà popolare solite compiersi durante la settimana santa, siano soppresse o rinviate. La celebrazione di Matrimoni, Battesimi e Funerali resta sospesa fino a quando non rientreranno le disposizioni governative a riguardo delle “cerimonie religiose e civili” in quanto comportano il convenire di più persone.

È stato approvato il progetto formativo unitario per i Seminari della Toscana che offre alcune linee educative condivise rispondendo alla volontà dei Vescovi di dare una impostazione unitaria a livello regionale alla formazione dei futuri sacerdoti, prevedendo anche alcuni momenti condivisi.

Le Diocesi toscane attendono la pubblicazione della nuova traduzione italiana del Messale Romano, per individuare le forme di consegna, ai preti e al popolo, e di approfondimento dei suoi contenuti, per trarne occasione di una maggiore consapevolezza e conoscenza della centralità della celebrazione eucaristica nella vita della Chiesa e del cristiano.

La Conferenza Episcopale Toscana ha nominato Maria Chiara Pallanti, dell’Arcidiocesi di Firenze, nuovo Direttore della Commissione regionale per l’Evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese. Sarà coadiuvata da don Gianfranco Pottighe, dell’Arcidiocesi di Siena – Colle Val d’Elsa – Montalcino e da Claudia Del Rosso dell’Arcidiocesi di Lucca.

Invito alla preghiera

Carissimi,

vi invitiamo a rispondere all’invito alla preghiera che Papa Francesco ha rivolto a tutta la Chiesa. Il primo appuntamento è per oggi 25 marzo alle ore 12:00 recitando il Padre Nostro (aggiungiamo noi anche una Ave Maria essendo il 25 marzo la Solennità dell’Annunciazione).

Il secondo appuntamento è venerdì 27 marzo alle ore 18:00 con l’Adorazione Eucaristica e benedizione di Papa Francesco da Piazza San Pietro (sarà presente solo il Papa), in diretta sicuramente su TV 2000 (canale 28).

Buona preghiera a tutti,

I sacerdoti

Preghiera del cardinale Betori al Santissimo Crocifisso

Pubblichiamo il video con la preghiera del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, davanti alla riproduzione del Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo:

“Si era pensato – spiega Betori – di andare nei luoghi in cui queste immagini si trovano, ma accogliendo il pressante invito delle autorità civili a restare nelle nostre case, anche il vescovo resta nella sua casa, qui nella chiesa di San Salvatore al Vescovo, a pregare, portando qui le immagini dei nostri santuari. E dopo aver pregato di fronte all’immagine della Santissima Annunziata a Firenze, oggi la nostra preghiera vuole rivolgersi al Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo. Ne abbiamo qui una riproduzione, pregheremo di fronte a Lui, ci affideremo a Lui, perché ci protegga e ci accompagni in questi giorni di sofferenza”Pubblichiamo la preghiera del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, davanti alla riproduzione del Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo”Si era pensato – spiega Betori – di andare nei luoghi in cui queste immagini si trovano, ma accogliendo il pressante invito delle autorità civili a restare nelle nostre case, anche il vescovo resta nella sua casa, qui nella chiesa di San Salvatore al Vescovo, a pregare, portando qui le immagini dei nostri santuari. E dopo aver pregato di fronte all’immagine della Santissima Annunziata a Firenze, oggi la nostra preghiera vuole rivolgersi al Crocifisso dei Miracoli che è custodito in Borgo San Lorenzo. Ne abbiamo qui una riproduzione, pregheremo di fronte a Lui, ci affideremo a Lui, perché ci protegga e ci accompagni in questi giorni di sofferenza”

Lettera ai catechisti, animatori e operatori pastorali

Pubblichiamo la lettera dell’Ufficio Catechistico Nazionale (scarica qui l’originale in formato PDF) della CEI, rivolta agli accompagnatori, animatori, catechisti, operatori pastorali e religiosi:

Carissimi accompagnatori, animatori, catechisti e religiosi,

«è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche»

(Gaudium et Spes, 4).

Così si esprimeva il Concilio Vaticano II con parole che risuonano profetiche nel presente della nostra Italia e del mondo intero. Questa è l’identità di noi credenti: siamo portatori della luce del Vangelo in tutte le situazioni della vita.

In comunione con i Vescovi e con tutti i pastori delle nostre Chiese locali veniamo a voi in questo momento particolare: da alcuni giorni tutto è cambiato e continua a cambiare, richiedendo una capacità di adattamento sempre nuova.

Nel momento in cui ci viene chiesto di adottare comportamenti responsabili come cittadini della stessa nazione, crediamo che chi è impegnato nell’annuncio abbia una responsabilità ulteriore. In primo luogo, abbiamo il compito di diffondere il gusto della buona notizia in modo preciso e accurato, senza esagerazioni o spettacolarizzazioni. Come testimoni del Vangelo nel mondo siamo chiamati a dimostrare che in tempi eccezionali le persone speciali si manifestano facendo cose normali, come il rispetto accurato delle regole che riguardano tutti. Tuttavia, come credenti e annunciatori, possiamo e dobbiamo vivere questo ordinario con un di più di senso evangelico, che possiamo provare a tradurre con tre parole: essenzialità, interiorità e comunità.

La raccomandazione “Io resto a casa” può diventare l’occasione per ritrovare l’essenzialità nella vita ordinaria. Paradossalmente la limitazione ad alcune possibilità ci fa scoprire che tante cose non sono necessarie per una vita veramente felice. D’altra parte, sentiamo la nostalgia di qualcosa di profondo a cui non possiamo rinunciare, se non per un tempo limitato. Così, mentre i cammini formativi si sono interrotti, ci rendiamo conto che la catechesi non si limita alla preparazione ai sacramenti, ma nutre l’intera vita cristiana. Mentre ci scopriamo fragili, l’ascolto meditato della Parola di Dio ci fa riconoscere il valore dei doni quotidiani del Signore, come la vita, la salute, il cibo e gli amici.

Tra le mura domestiche possiamo coltivare anche l’interiorità. Messa da parte la frenesia, possiamo riascoltare noi stessi e gli altri in modo nuovo, per riscoprire chi siamo, cosa desideriamo, in cosa crediamo. Come credenti non possiamo dimenticare che siamo in Quaresima, quel tempo che la Liturgia ci aveva fatto aprire con l’invito di Gesù ad incontrare il Padre nel segreto (cfr. Mt 6,1-18). Restare soli con se stessi non è facile: ma possiamo rieducarci ed educare gli altri a riscoprire il silenzio come spazio necessario per ritrovare se stessi e incontrare il Padre buono, che vede nel segreto.

La solitudine fisica forzata può aiutare a recuperare anche un’idea più evangelica di comunità. Si tratta di tornare a considerare la Chiesa come la comunità spirituale dei credenti in Cristo, che nella società è lievito e sale (Mt 13,33; 5,13). Pur restando fisicamente a casa, ma senza chiuderci in noi stessi, quanti volti, quante persone, quante storie di vita tornano alla nostra mente e nei nostri cuori? Stiamo poi imparando ad apprezzare l’impegno generoso degli operatori sanitari e di tanti che quotidianamente compiono gesti in favore dei più deboli. Alla logica della paura dell’altro, il cristiano risponde con la cura personale e la preghiera di intercessione soprattutto per i più bisognosi. Questa è la solidarietà cristiana, fatta di impegno concreto, di relazioni solidali e di preghiera.

A questo proposito, non possiamo non ammettere che ci mancano le nostre celebrazioni comunitarie. I collegamenti virtuali sono utili e persino necessari: bisogna senz’altro salutare con favore e sostenere le iniziative di chi nelle parrocchie ha sviluppato strumenti come la radio, la tv o i canali streaming per far arrivare la voce o le immagini delle celebrazioni in tutte le case. Al contempo, questo ci fa desiderare ancora di più di tornare presto all’incontro personale, che è anche fisico, con l’eucaristia, centro della vita comunitaria ecclesiale e della comunione con Dio.

Proponiamo dunque alcuni suggerimenti da adattare secondo le diverse fasce di età:

  • la preghiera in famiglia può concretizzarsi come la lettura meditata lectio divina del vangelo domenicale;
  • il tempo libero può consentire di fare spazio ad alcune relazioni, soprattutto con le persone più fragili o sole, facendo sentire la vicinanza della comunità cristiana anche con una telefonata o un messaggio;
  • si può suggerire di valorizzare alcuni momenti della vita familiare quotidiana: la preghiera del mattino e della sera, la preghiera prima e dopo i pasti, la benedizione tra familiari soprattutto dei genitori ai figli;
  • aiutiamo a celebrare la quotidianità come spazio sacro di consegna e di accoglienza nei gesti semplici e domestici che dicono cura e passione. Uno spazio, in questo momento, abitato da generazioni diverse accomunate dalle stesse domande;
  • si possono preparare le famiglie all’eventuale rinvio della celebrazione dei sacramenti, rammentando che la grazia di Dio è sempre disponibile e che la vita di fede è sempre in crescita;
  • si può infine suggerire di sviluppare una creatività ludica della propria fede, ad esempio, giocando con la Bibbia attraverso la memorizzazione delle storie bibliche (in questo può essere utile il sito di BibbiaEDU), o facendo lo stesso con i Catechismi (in questo può essere utile il sito di EduCat) o con altri strumenti predisposti dalle Chiese locali.

Mentre teniamo i piedi realisticamente piantati a terra, guardiamo al domani con speranza: come sarà questo domani dipende anche dalla nostra responsabilità e creatività di credenti oggi. Mentre chiediamo la grazia di poter vivere da discepoli di Gesù questo tempo di Quaresima, camminiamo insieme verso la Pasqua del Signore per vivere finalmente la vita nuova del Risorto. Per questo vogliamo consegnare infine a noi stessi e alle persone che ci sono affidate queste parole di Papa Francesco:

«La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali. […] Nel mezzo dell’oscurità comincia sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo».

(Evangelii Gaudium, 276)

La Consulta dell’Ufficio Catechistico Nazionale